Incipit del romanzo.
Tutto era perduto oramai, la battaglia e anche la guerra. Loquendum, eroico tentativo di creare una piattaforma social libera e potenziante per gli utenti, era crollato sotto l’urto criminale dell’oscuro New-facebook. Il nuovo modello di social network, che avrebbe permesso agli utenti di esercitare dei diritti, era crollato.
Ora per il gruppo criminale non c’erano più ostacoli ad esercitare indisturbato, oltre al suo già enorme potere economico-finanziario, anche il grandissimo potere di controllo sulla popolazione, assicurato da un social network di grande diffusione. Ormai nessuno sembrava avere ancora energia, fede, volontà per continuare a combattere.
Silvia considerava che il suo viaggio era stato inutile, il sacrificio di Romolo e dei suoi amici sprecato.
Così era rimasta immobile, persa nell’incredulità dopo il congedo dal Gran Maestro.
Il tocco leggero della mano di Virgilio sulla sua spalla la riportò al presente.
Il ragazzo le comunicava con quel lieve contatto che comprendeva la sua delusione. Neanche lui avrebbe voluto quell’epilogo, ma era venuto il momento di andare. Ripercorsero a ritroso il sentiero. Il percorso era adesso greve, senza speranza, senza più un motivo.
Nella notte, alla luce della torcia elettrica, la vegetazione appariva spettrale e il Dragone, il torrente che i due stavano costeggiando, li accompagnava con il suo mormorio sordo.
Nessuno dei due aveva voglia di parlare e, con un’andatura da automi, tornarono infine nel centro di Atrani.
Solo allora, alla fine del percorso, Virgilio ruppe il silenzio:
«Mi spiace per come sono andate le cose. Anch’io avevo sperato in una soluzione diversa.»
«Non ho nessuna voglia di arrendermi!» Rispose Silvia. «A questo punto non è possibile cedere così! Se il Gran Maestro vuole tirarsi fuori, allora faremo a meno di lui.»
Aveva parlato al plurale, riferendosi al gruppo che aveva con tanta convinzione partecipato al progetto, ma la dichiarazione suonò velleitaria. Lei non sapeva di essere ormai rimasta sola. I suoi compagni d’avventura del gruppo dieci erano stati messi fuori gioco in un modo o nell’altro.
Virgilio fu colpito dalla sua determinazione. Non volle obiettare alcunché. Recuperò il suo motorino che aveva lasciato in sosta nel parcheggio e l’accompagnò all’albergo.
Si fermarono davanti al cancello di ingresso dove lei scese.
Lui le chiese di baciarlo. Probabilmente i criminali che avevano seminato erano nascosti lì attorno ad osservarli ed era opportuno rafforzare l’idea che la loro fosse stata solo la ricerca di un luogo dove appartarsi per un approccio erotico, lontano da occhi indiscreti, anziché l’incontro con il loro leader.
«Se è vero che ci stanno osservando, chissà cosa penseranno di me.» Disse lei, ironica.
«Delle cose terribili,» rispose lui «ma non preoccuparti sulla tua lapide scriveranno solo cose belle.»
Capita l’antifona, Silvia rispose:
«Se dobbiamo farlo, allora cerchiamo di essere convincenti.»
Quindi, lo abbracciò e gli diede un lungo bacio.
Come sospettato da Virgilio, i due criminali che avevano seminato li stavano osservando.
«Che t’avevo detto? Stavano cercando solo un posto dove divertirsi.» Commentò uno dei due brutti ceffi.
«Dovremmo comunque riferire al capo che ci hanno seminati.» Rispose il compare.
«Ma sei pazzo! Ci tieni proprio a diventare pastura per i pesci?! Si è appartata per stare con quel tipo: è evidente! Non mettiamoci nei guai con le nostre mani.»